Il bambino adottivo e la sua famiglia
- difficoltà relazionali con i coetanei e/o con gli adulti
- difficoltà di apprendimento (discontinuità, difficoltà di attenzione e concentrazione, DSA, ADHD ecc..)
- difficoltà nella regolazione delle emozioni (esplosioni di rabbia, congelamento emotivo, oppositività ecc.)
- sintomatologia somatica (stati di agitazione, enuresi, encopresi, difficoltà di addormentamento, disturbi alimentari, ansia, rituali ossessivi , comportamenti sessualizzati ecc.)
- risoluzione ed elaborazione di memorie traumatiche (EMDR)
- difficoltà legate alla differenza somatica ( integrazione, difficoltà di accettazione del proprio aspetto, rifiuto sociale e bullismo ecc.)
- comportamenti disfunzionali (fughe da casa, piccoli furti, bugie)
Il nostro approccio prevede di lavorare con il bambino e la sua la famiglia. I genitori infatti sono emotivamente ed affettivamente coinvolti dal disagio del loro figlio, e la sua perdurante sofferenza genera sentimenti di frustrazione, di impotenza, di affaticamento o rabbia. D’altra parte, essi sono anche la risorsa più importante per il cambiamento. Il legame con un figlio, inoltre riporta ciascun genitore alla propria storia passata e all’interazione con la propria famiglia di origine, a volte problematica e difficoltosa. Pensiamo che coinvolgere i genitori nel percorso terapeutico e accompagnarli in una migliore comprensione della propria storia li aiuti a stabilire relazioni più adeguate con il proprio figlio.
Il nostro intervento è quindi “familiare” e prevede il lavoro in equipe. Due terapeuti affronteranno insieme i primi tre/ quattro colloqui di consultazione, utili ad inquadrare la situazione, incontrando i genitori e il figlio in difficoltà. Tali colloqui saranno a cadenza quindicinale/ trisettimanale e della durata di 2 ore ciascuno. Al termine si formulerà un progetto terapeutico che se incontrerà l’adesione, prevederà incontri con formati diversi (genitori da soli, famiglia, bambino da solo dall’età scolare in poi ) e durata da definire.
