Adozione

Il “Centro Ado.T” per lo studio e la terapia alle famiglie adottive è uno studio professionale composto da psicologi e psicoterapeuti, esperti nel trattamento degli esiti che le esperienze sfavorevoli precoci infantili (come trascuratezza, abbandono, maltrattamento o abuso) possono aver lasciato in un figlio adottivo   e in generale dei disagi legati ai “temi adottivi” (come insicurezza, rabbia, ritiro sociale, bassa autostima o difficoltà di accettazione delle differenze somatiche, difficoltà scolastiche, integrazione fra le origini e il presente adottivo).

Il nostro team ha maturato in anni di esperienza, studio e formazione un approccio integrato ed efficace per supportare le famiglie con un figlio adottivo in difficoltà.

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In particolare, il nostro Centro offre cultura, sostegno e interventi terapeutici specifici per i bambini e gli adolescenti adottivi con le loro famiglie,  allo scopo di aiutare ad affrontare le loro storie traumatiche e a sviluppare le proprie risorse, attraverso la costruzione di legami di attaccamento sicuri.

Il genitore adottivo, infatti,  è chiamato a svolgere il suo ruolo affettivo ed educativo in un modo un po’ speciale e sicuramente più delicato e faticoso rispetto alla media della genitorialità biologica. In adozione l’amore non basta! È richiesta anche un’importante funzione rielaborativa che nella genitorialità biologica non è sempre così necessaria. Nel relazionarsi con un figlio adottivo infatti, il genitore dovrà tenere sempre presente che la sua vita preadottiva è stata caratterizzata da esperienze sfavorevoli e difficili, quali l’abbandono, la trascuratezza e a volte anche il maltrattamento e l’abuso. Questi elementi costituiscono fattori di rischio per lo sviluppo di problematiche emotive, comportamentali e di psicopatologie. Inoltre il genitore adottivo dovrà confrontarsi con le figure genitoriali biologiche “interiorizzate”, sia negativamente che in modo idealizzato e a volte irrealistico.

I figli adottivi possono manifestare comportamenti e reazioni inadeguate di cui è difficile comprenderne il significato: reazioni di rabbia eccessive e sproporzionate rispetto agli eventi, tendenza a “fare da soli” e non fidarsi, raccontare menzogne, compiere fughe da casa o piccoli furti , ritirarsi socialmente,  passare all’atto senza pensare, sentirsi “sdoppiati”. Tutti questi comportamenti, così difficili da comprendere proprio in quanto poco funzionali nei contesti in cui vengono emessi, si comprendono meglio se letti in in chiave di trauma (reazione post-traumatica e di dissociazione traumatica) come risposte di sopravvivenza, istintive e apprese, per far fronte alle esperienze, alle relazioni ed agli ambienti sfavorevoli preadottivi. Per effetto del funzionamento psicologico post-traumatico questi comportamenti si verificano anche quando nella nuova famiglia questi bambini ricevono cure, affetto e protezione, rendendo più complicato lo sviluppo di legami di attaccamento sicuri tra i genitori e figlio. I genitori si possono sentire disorientati, in preda a sentimenti di fallimento e di impotenza.

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